Quando periferia vuol dire cultura
Nell’accogliente cornice della Biblioteca Rugantino, “presidio” culturale del nostro territorio, il Comitato di quartiere Torre Spaccata ha promosso, giovedì 12 marzo 2015, un incontro con la prof.ssa Rita Pomponio scrittrice, studiosa e giornalista, che ha presentato il volume ROMA MUNICIPIO VI – Storia Antichità Monumenti (Saggio storico-archeologico). La risposta è stata al di sopra delle aspettative: grande partecipazione e vivo interesse per il racconto che l’autrice ha proposto, accompagnando i presenti in un affascinante itinerario nei luoghi molto spesso sconosciuti del nostro Municipio, in cui sono custoditi dei veri e propri tesori storico-archeologici. In apertura, la vicepresidente del Comitato di quartiere Antonella Manotti, ha voluto sottolineare come l’impegno del CDQ, non si misura solo dalle denunzie contro il degrado delle strade, la scarsa manutenzione delle aree verdi, la mancanza di spazi pubblici e via dicendo, ma anche nel favorire tutte le occasioni per migliorare la qualità della vita del territorio, con iniziative di aggregazione, di impegno sociale e culturale, perché si può fare “cultura a costo zero”, anche nei quartieri di periferia. Quel termine “periferia”, che si traduce – spesso – in una serie di stereotipi negativi e pregiudizi; trasformandosi in un aggettivo che indica una condizione, più che rappresentare a volte un luogo fisico: periferie che diventano aree marginali della città, luoghi dell’emarginazione e del degrado. Invece la nostra periferia è ROMA. (cfr. l’iniziativa del Comune Roma è tutta Roma) Così la prof.ssa Pomponio ha voluto introdurre il suo intervento, ricordando l’interesse suscitato nei tanti studenti che ha avuto modo di incontrare nell’ambito del progetto, da lei stessa promosso, per far conoscere le innumerevoli vicende storiche, le antichità e i monumenti, nonché l’origine dei curiosi toponimi del territorio che per molti di noi rappresentano le proprie ‘radici’, la ‘terra natia’: “Ma che spesso lasciano l’amara impressione di essere stati catapultati in una terra di nessuno, priva di storia, che non era e non è, né città né paese…”. “È un amore incontenibile – ha detto – quello che mi ha spinta a scrivere di questi luoghi spesso dimenticati e, ancor peggio, sconosciuti persino ai romani”. Uno dei capitoli del libro è interamente dedicato all’antica città di Gabii, centro culturale di primaria importanza: nell’antica e colta Gabii, una delle più importanti città del Lazio arcaico, fondata prima di Roma, fu rinvenuta la più antica iscrizione in greco mai ritrovata e, narra la leggenda, luogo in cui il pastore Faustolo mandò a studiare i due famosi gemelli Romolo e Remo. Riferendosi ai monumentali acquedotti che conducevano l’acqua a Roma, scopriamo ad esempio che ben sette attraversavano il nostro territorio; come il monumentale Ponte Lupo, un antico manufatto (lungo 135 metri e alto 31,60 metri) che rappresenta uno straordinario esempio di...
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