Le formelle INA-Casa a Torre Spaccata

Le formelle INA-Casa a Torre Spaccata

L’articolo “La nascita di Torre Spaccata. I parte” conteneva alla fine un breve accenno ad una particolarità del Piano INA-Casa che riportiamo: Una singolare caratteristica del progetto fu quella di apporre, su tutti gli edifici realizzati, una targa in ceramica policroma (alcune delle quali realizzate da grandi artisti quali Alberto Burri, Duilio Cambellotti, Tommaso Cascella, Pietro De Laurentiis, Piero Dorazio) che alludesse o al tema del progetto o, più in generale, al tema della casa come luogo felice. L’applicazione delle targhe sugli immobili, per le quali erano stabilite le misure, la posizione e i prezzi massimi, era una delle condizioni per il rilascio del certificato di collaudo. Nel contempo avevamo lanciato un censimento di quelle presenti nel nostro quartiere. In merito, abbiamo raccolto alcune foto che ritraggono almeno quattro tipi differenti di formelle; insieme ad esse dobbiamo segnalare però uno splendido pannello – alquanto ridotto male – di grandi dimensioni (circa 100×70 cm), applicata sulla parete di una palazzina di via Marforio, sulla quale compare la firma N. Rubino. Alcune testimonianze degli abitanti riferiscono che proprio in quell’area tra via Marforio e viale dei Romanisti, il 15 agosto 1961, fu inaugurato il nuovo quartiere e consegnate le prime chiavi agli assegnatari da parte del sen. Amintore Fanfani. Purtroppo non sappiamo chi sono gli autori delle formelle e ci piacerebbe ricevere notizie più complete su questa particolarità e magari qualche testimonianza su quella storica giornata.      ...

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Ancora su Viale dei Romanisti

Ancora su Viale dei Romanisti

Mercoledì 8 aprile 2015 il Comitato di Quartiere Torre Spaccata ha incontrato l’Assessore municipale ai Lavori Pubblici Vittorio Alveti, presente insieme al Presidente della Commissione municipale LL. PP. e Mobilità Mariano Angelucci e al Consigliere Fabrizio Compagnone, componente della stessa Commissione. Sul tavolo – letteralmente – il progetto di “messa in sicurezza” di viale dei Romanisti, progetto che sta impegnando il CDQ da quasi un anno. A fare gli onori di casa la Vicepresidente del CDQ, Antonella Manotti che ha salutato e ringraziato sia gli amministratori presenti sia i cittadini che hanno riempito la sala, messa a disposizione dall’associazione dei commercianti del mercato di via Sisenna. Il sig. Antonio Di Bartolo, a nome del CDQ, ha brevemente ripercorso l’iter di tutto il progetto che è stato il catalizzatore per la ricostituzione del Comitato e che nasce da molto lontano (esistono documenti e atti che risalgono addirittura a oltre dieci anni fa!). Tutto si sviluppa attorno al concetto di “sicurezza” che per il piano – elaborato dalla passata amministrazione e realizzato dall’Agenzia per la Mobilità del Comune di Roma – si traduce nella chiusura di tutti varchi su viale dei Romanisti e l’apposizione di due impianti semaforici per il suo attraversamento: il tutto già confezionato, appaltato, eseguito… in barba a qualsiasi necessità reale del territorio! Da oltre un anno il CDQ e i cittadini di Torre Spaccata hanno rigettato questa impostazione e con determinazione e pazienza, grazie anche alla ‘sponda’ trovata in Municipio, sono riusciti ad ottenere alcune piccole migliorie: la possibilità della inversione di marcia all’altezza dei nuovi impianti semaforici e la ‘promessa’ di averla anche presso quello di via Rutilio/via Ferretti e il cambiamento della viabilità all’incrocio del viale con via Pietro Romano in modo tale che sia possibile, per coloro che provengono da via Casilina/piazza Sor Capanna, effettuare la svolta a sinistra; era stato richiesto il ripristino della rotatoria già presente in quella area, ma i fondi disponibili non lo permettono. Proprio sulle risorse è stato centrato l’intervento dell’Assessore Alveti che ha ringraziato il CDQ per il lavoro di raccordo e di proposta fatto fino ad ora, che lo ha portato ha riflettere sul progetto presentato e a ‘spendersi’ per far comprendere ai tecnici che alcune delle modifiche proposte dai cittadini erano e sono necessarie [pdf]. Ma è il fronte delle risorse quello più difficile da scalfire, in quanto far rimettere “mano al borsellino” all’amministrazione quando tutto è già definito da tempo è complicato ma ha annunciato che non dispera che entro l’estate il tutto sarà portato a casa. Speriamo! L’Assessore ci ha tenuto anche a dichiarare che il progetto prevede anche la modifica della circolazione interna in alcuni quadranti del quartiere, legata alle variazioni della viabilità...

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ROMASENZATOMICA

ROMASENZATOMICA

Senzatomica è una campagna per generare consapevolezza sulla minaccia delle armi nucleari. Promossa dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai è diretta alle persone comuni affinché rifiutino il paradosso della sicurezza fondata sulle armi nucleari e rivendichino il diritto a un mondo libero da armi. Lo scopo è la creazione di un movimento di opinione per l’elaborazione e l’adozione di una Convenzione Internazionale sulle Armi Nucleari. Per promuovere una solidarietà popolare globale volta all’eliminazione completa e definitiva delle armi nucleari è essenziale sensibilizzare e raggiungere un gran numero di persone e organizzazioni. Il vero “nemico”, infatti, non sono le armi nucleari in quanto tali, né gli stati che le possiedono o le costruiscono, bensì il modo di pensare che le giustifica: considerare accettabile l’opzione “annientamento totale” degli altri. Sul sito http://www.senzatomica.it/events/roma-senzatomica si possono trovare tutte le informazioni e gli eventi correlati; è il cuore della campagna e offre a tutti i visitatori la possibilità di interagire e di sostenerla. Quando una persona si “attiva” e stimola così altre persone ad “attivarsi”allo stesso modo, si innesca una reazione a catena virtuosa, che genera una pacifica esplosione di energia. La mostra è aperta a Roma fino al 26 aprile in piazza Orazio Giustiniani, 4 (ex mattatoio...

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Quando periferia vuol dire cultura

Quando periferia vuol dire cultura

Nell’accogliente cornice della Biblioteca Rugantino, “presidio” culturale del nostro territorio, il Comitato di quartiere Torre Spaccata ha promosso, giovedì 12 marzo 2015, un incontro con la prof.ssa Rita Pomponio scrittrice, studiosa e giornalista, che ha presentato il volume ROMA MUNICIPIO VI – Storia Antichità Monumenti (Saggio storico-archeologico). La risposta è stata al di sopra delle aspettative: grande partecipazione e vivo interesse per il racconto che l’autrice ha proposto, accompagnando i presenti in un affascinante itinerario nei luoghi molto spesso sconosciuti del nostro Municipio, in cui sono custoditi dei veri e propri tesori storico-archeologici. In apertura, la vicepresidente del Comitato di quartiere Antonella Manotti, ha voluto sottolineare come l’impegno del CDQ, non si misura solo dalle denunzie contro il degrado delle strade, la scarsa manutenzione delle aree verdi, la mancanza di spazi pubblici e via dicendo, ma anche nel favorire tutte le occasioni per migliorare la qualità della vita del territorio, con iniziative di aggregazione, di impegno sociale e culturale, perché si può fare “cultura a costo zero”, anche nei quartieri di periferia. Quel termine “periferia”, che si traduce – spesso – in una serie di stereotipi negativi e pregiudizi; trasformandosi in un aggettivo che indica una condizione, più che rappresentare a volte un luogo fisico: periferie che diventano aree marginali della città, luoghi dell’emarginazione e del degrado. Invece la nostra periferia è ROMA. (cfr. l’iniziativa del Comune Roma è tutta Roma) Così la prof.ssa Pomponio ha voluto introdurre il suo intervento, ricordando l’interesse suscitato nei tanti studenti che ha avuto modo di incontrare nell’ambito del progetto, da lei stessa promosso, per far conoscere le innumerevoli vicende storiche, le antichità e i monumenti, nonché l’origine dei curiosi toponimi del territorio che per molti di noi rappresentano le proprie ‘radici’, la ‘terra natia’: “Ma che spesso lasciano l’amara impressione di essere stati catapultati in una terra di nessuno, priva di storia, che non era e non è, né città né paese…”. “È un amore incontenibile – ha detto – quello che mi ha spinta a scrivere di questi luoghi spesso dimenticati e, ancor peggio, sconosciuti persino ai romani”. Uno dei capitoli del libro è interamente dedicato all’antica città di Gabii, centro culturale di primaria importanza: nell’antica e colta Gabii, una delle più importanti città del Lazio arcaico, fondata prima di Roma, fu rinvenuta la più antica iscrizione in greco mai ritrovata e, narra la leggenda, luogo in cui il pastore Faustolo mandò a studiare i due famosi gemelli Romolo e Remo. Riferendosi ai monumentali acquedotti che conducevano l’acqua a Roma, scopriamo ad esempio che ben sette attraversavano il nostro territorio; come il monumentale Ponte Lupo, un antico manufatto (lungo 135 metri e alto 31,60 metri) che rappresenta uno straordinario esempio di...

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La nascita di Torre Spaccata. I parte

La nascita di Torre Spaccata. I parte

Il “piano” INA-CASA   28 febbraio 1949. Chissà quanti abitanti del nostro quartiere conoscono questa data: magari ci sarà qualcuno che festeggia qualche ricorrenza o qualche anniversario, ma in realtà la cosa dovrebbe riguardare un bel po’ di persone. Volete sapere perché? Andiamo con ordine. Fin dall’immediato dopoguerra, da una parte c’era un paese da ricostruire e migliaia di persone senza un alloggio dignitoso, dall’altra gli urbanisti stavano chiedendo con forza al Governo un piano nazionale e un organo centrale in grado di coordinare la ricostruzione. Si deve ad Amintore Fanfani una prima riflessione che affronta il problema della povertà nei suoi diversi aspetti sociali, sottolineando la centralità del degrado delle condizioni abitative nel determinare condizioni di miseria. Da questa riflessione nasce l’iter parlamentare del progetto di legge, presentato dallo stesso Fanfani, all’epoca ministro del Lavoro e della Previdenza sociale, che prese avvio nel luglio 1948. A pochi anni dalla conclusione della Seconda guerra mondiale e a poco più di un mese dall’insediamento del V Governo De Gasperi, con questa iniziativa il ministro intese in primo luogo affrontare il problema della disoccupazione, attraverso lo sviluppo del settore edilizio, ritenuto ambito capace di promuovere la rinascita economica dell’Italia del dopoguerra. Con la legge del 28 febbraio 1949, n. 43 il Parlamento approvò il “Progetto di legge per incrementare l’occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per i lavoratori”, che fu quasi subito denominato “Piano Fanfani”. Inizialmente il piano prevedeva una durata settennale, ma successivamente venne prorogato sino al 1963. L’intervento, gestito dall’INA-Casa, voleva favorire oltre al rilancio dell’attività edilizia, anche l’assorbimento di un considerevole numero di disoccupati e la costruzione di alloggi per le famiglie a basso reddito. Il piano venne finanziato attraverso un sistema misto che vide la partecipazione dello Stato, dei datori di lavoro e dei lavoratori dipendenti. Questi ultimi, attraverso una trattenuta sul salario mensile – l’equivalente di una sigaretta al giorno, come recitava la propaganda dell’epoca – furono così in grado di aiutare i compagni più bisognosi. I timori che si stesse mettendo in piedi un lento, pesante e dispendioso apparato furono presto smentiti dalla costituzione di un ente centralizzato e snello gestito da INA-Casa, che si strutturò su una fondamentale diarchia. Innanzitutto il Comitato di attuazione del piano, un organo che svolgeva vigilanza generale, emanava norme, distribuiva fondi e incarichi, diretto dall’ingegnere Filiberto Guala. Mentre nei suoi aspetti architettonici e urbanistici il piano era coordinato dall’architetto Arnaldo Foschini, esponente di rilievo della ‘scuola romana’, preside della facoltà di Architettura della capitale, dirigente di associazioni degli architetti. All’avvio del piano, gli urbanisti italiani non mancarono però di esprimere i loro dubbi in merito a questo programma, ancora delusi dalla piega presa dalla ricostruzione postbellica: Gio Ponti,...

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