Il Gruppo dei Romanisti
Per conoscere Torre Spaccata bisogna conoscere la toponomastica delle strade e delle piazze che l’attraversano, vie e piazze intitolate a personaggi che sono stati un ‘vanto’ per Roma e quindi ci sembra importante conoscerli.
Da dove iniziare? Certamente dal Gruppo che dà il nome al viale che attraversa – e, purtroppo, divide in due – tutto il quartiere: i Romanisti.
Chi sono i Romanisti? Sono i tifosi sfegatati della squadra di calcio della Capitale, riuniti in nobile consorzio per sostenere l’Undici giallorosso? Lo si potrebbe pensare, data la corrispondenza della parola. Ma così non è, si tratta di ben altro.
Brevemente possiamo dire che i Romanisti e il loro Gruppo, sono stati – e sono ancora – delle persone che con le loro ricerche e i loro studi hanno contribuito alla conoscenza della nostra città, conoscenza totale che discende dal più complesso episodio storico fino alla più modesta tradizione popolare.
Per coloro che si sono messi alla ricerca della storia del Gruppo dei Romanisti la prima difficoltà è stata quella delle scarse fonti documentarie supportata però da una ricca tradizione “orale” dei membri, che ne hanno parlato in diverse occasioni; vediamo allora di ricostruirne le vicende.
Nei primi anni dopo la Prima Guerra mondiale, nello studio di antiquario di Augusto Jandolo a via Margutta, si incontravano per scambiarsi idee, opinioni e fatti di Roma persone di alto livello culturale, scrittori, giornalisti, archeologi, artisti, appassionati del dialetto e stranieri legati a questa città da interessi di studio, ma soprattutto di passione e amore.
Il Gruppo nacque con gradualità e, all’incirca dal 1929, si diedero il nome di Romani della Cisterna, dal locale tipico di Trastevere nel quale periodicamente tenevano incontri conviviali.
Sulla data di fondazione vera e propria del Gruppo dei Romanisti esiste qualche discordanza che sembra però chiarirsi sulla base di alcune carte: nell’ambito dei Romani della Cisterna è documentata l’esistenza di un certo numero di studiosi che si fregiavano individualmente del titolo di Romanista. Questo portò ad una fusione tra i due sodalizi e nel 1938-39 nasce il Gruppo dei Romanisti.
Il nome della dotta confraternita è uno dei punti più discussi: perché questi studiosi e amanti di Roma hanno il titolo di “Romanisti”?
Fu Marcello Piermattei fin dal 1934 a proporre il temine “romanista” che si diffuse e, in un certo senso, fu consacrato nel 1940, con la pubblicazione della prima Strenna dei Romanisti.
Ma non ebbe subito vita facile: sulla Strenna del 1943 intervenne l’autorevole voce del linguista romano-fiorentino Giorgio Pasquali che in una “Lettera ai Romanisti” esordisce dicendo: “… non potevate scegliere titolo più equivoco…”, perché “romanisti” erano gli studiosi del diritto romano e quelli di lingue neolatine. Tra le proposte suggerite c’erano: Romanofili, Romaneschi oppure Romanologi; quella di Ettore Petrolini la più ironica di tutte: Romani col botto!
Alla fine prevalse Romanisti: “… Roma è una cosa così immensa, così varia, così multiforme, che si può essere “romanisti” in cento, mille modi” e questo titolo non si può quindi considerare monopolio di qualcuno” fu la chiusa di Antonio Muñoz.
Primo presidente del Gruppo fu Augusto Jandolo, seguito da Ceccarius e via via tanti nomi illustri, come Salvatore Rebecchini, Andrea Busiri, Ettore Paratore, Cesare D’Onofrio, Manlio Berberito, Luigi Pallottino.
Come si entra a far parte del Gruppo? “Non esistono statuti, norme e leggi per entrare a far parte del gruppo; occorre soltanto essere presentato, aver fatto innanzi tutto qualche cosa per l’Arte in generale e per la gran madre Roma in particolare. Essere un vero galantuomo e riuscire simpatico alla comitiva. Così poeti, scrittori ed artisti di ogni regione d’Italia acquistano subito il titolo di Romanisti”. Questa regola di cooptazione che è attribuita ad Augusto Jandolo, è stata in uso per molti anni.
Nell’epoca in cui nasce il Gruppo, continuava da tempo l’afflusso di immigrati da altre regioni italiane per cui il numero dei romani diminuiva sempre più rispetto al totale degli abitanti.
Da qui l’impegno dei membri del sodalizio di far conoscere sempre più e meglio i valori della romanità diffondendoli anche tra i nuovi venuti.
La necessità dei Romanisti di uscire all’aperto nel mondo della cultura affermando la loro presenza con seri contributi allo studio della Città e delle sue tradizioni è testimoniata dalla notizia che già nel febbraio 1931 fu deliberata “… la pubblicazione sotto gli auspici dei Romani della Cisterna di buona parte dell’opera poetica frammentaria di Giggi Zanazzo.”
Ma è sempre nello studio di via Margutta che nell’estate del 1939 matura l’idea di una pubblicazione una Strenna annuale che raccolga gli scritti su Roma.
Il primo numero della rivista, edita da Staderini, esce il 21 aprile 1940 Natale di Roma e ogni anno è stata presentata sul Campidoglio a commemorare la nascita della nostra città.
Dopo la scomparsa di Jandolo, i Romanisti presero a vedersi nell’atelier degli scultori Enrico e Scipione Tadolini, in via del Babuino, là dove fu quello di Canova. In seguito, e tale è ancora oggi, il luogo di riunione divenne il Caffè Greco in via Condotti, che li ospita il primo mercoledì di ogni mese.
Sfogliando l’elenco dei soci, si scorrono i nomi di molte personalità di spicco: dallo spettacolo (Petrolini, Fabrizi, D’Amico) alla poesia (Trilussa, Pascarella, Dell’Arco, Folgore, Vigolo), dalla critica letteraria (Trompeo, Baldini, Paratore, De Nardis, Petrocchi) alla critica d’arte (Zeri), dalla pittura (Tamburi) al giornalismo (Ojetti, Vergani), dall’architettura (Piacentini, Busiri Vici) all’archeologia (Pallottino).
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